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In questi mesi, sempre più spesso, mi capita di assistere o di essere protagonista della famosa “seconda occasione”, che non si dovrebbe mai negare a nessuno.
In realtà, le modalità in cui questi episodi si sono verificati hanno poco a che vedere con il cuore di buoni samaritani pronti al perdono.
Si è trattato più spesso di seconde opportunità offerte dagli eventi, dal caso, dall’Universo o da qualunque altra fonte superiore voi vogliate prendere in considerazione, a persone che le hanno sapute cogliere e farne tesoro.
Oltre alle vicissitudini meramente personali in cui ognuno di noi può incappare, in un momento difficile come quello che stiamo attraversando in Occidente (tralasciando “l’altra metà” del pianeta, che in difficoltà ci sta da secoli!) molti si ritrovano a sperare in una seconda possibilità, più che altro lavorativa e, quindi, economica.
Molte delle aziende con cui mi capita di entrare in contatto per ragioni professionali hanno alle loro dipendenze personale precario (anche non più giovanissimo), in alcuni casi, quando consentito, si sono avvalse degli ammortizzatori sociali o, nei casi estremi, sono dovute ricorrere ad un ridimensionamento del personale.
Se ne parla ormai da anni e possiamo più, purtroppo, considerarli episodi sporadici. Si tratta di una condizione in cui viene a trovarsi una grossa parte della popolazione attiva, almeno nel nostro Paese.
E’ indubbio che la realtà non possa essere modificata con una sorta di bacchetta magica e non è questa la sede per esprimere opinioni socio-politico-economiche.
Quello che mi preme qui trasmettere, ed è ciò che tento di fare anche quando entro nelle aziende, è che la realtà può essere vista anche da punti di vista differenti e possiamo impostare i nostri pensieri e le nostre azioni affinché la realtà risulti meno ostile e più a portata di “soluzioni”.
E’ vero che quando sento le storie di gente che ha impegni molto gravosi e perde l’azienda in cui ha investito tutte le proprie risorse (intese come tempo, emozioni e denaro) o vive con l’angoscia di perderla, provo empatia e sincera partecipazione, ma ci sono anche situazioni in cui quella che sembrava una catastrofe si è poi rivelata la “seconda chance” della vita.
Persone che non credevano più di poter realizzare le loro vere aspirazioni lavorative, trovatisi di fronte alla circostanza di non aver più nulla da perdere, hanno deciso di provarci, di crederci e oggi mi confermano la propria soddisfazione e realizzazione personale:
Fai della tua passione il tuo lavoro e non lavorerai neanche un giorno della tua vita
(pare l’abbia detto Confucio…).
Avevano perso di vista il “sogno” e i motivi che li avevano spinti ad intraprendere.
La “scena reale”, la routine e le obiettive difficoltà manageriali avevano fagocitato la loro “scena ideale”, impedendogli così la realizzazione.
Viviamo in un’epoca strana…
Ci hanno insegnato fin da piccoli che il “sogno americano” era a portata di mano, se perseguito con impegno e perseveranza. I fatti e il tempo hanno smentito queste credenze.
Adesso ci sono rimaste solo due possibilità:
– Lamentarci, piangere e maledire
oppure
– attuare la migliore forma di protesta possibile, “chiamandoci fuori dal gioco”.
Mi pare ormai ovvio che solo il professionista o l’imprenditore che si ricorda ancora chi era e chi voleva essere e decide di impegnarsi davvero, usando le proprie potenzialità e passioni, tenendosi aggiornato, formandosi, acquisendo capacità manageriali e di leadership avanzate e “prevedendo” le nuove logiche di mercato per rivolgerle a proprio vantaggio, ha ancora possibilità di crescere… in più di un senso.
Auguro a tutti una “seconda occasione” e la capacità di coglierla.
ILARIA SALONNA